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Archist City, 27 maestri della pittura del XX secolo rivisti dall’architetto Federico Babina.
Archist City è il titolo dell’ultima creazione di Federico Babina, architetto originario di Bologna con base a Barcellona. Con l’escamotage del what if…? Babina indaga il profondo legame tra pittura e architettura: “Se Marcel Duchamp avesse progettato un edificio, come sarebbe stato?”.
Archist City, arti a confronto
Babina con il suo lavoro esplora il rapporto simbiotico tra architettura e arte e le modalità attraverso le quali interagiscono l’una con l’altra: «Pittura, scultura e architettura sono sempre state discipline complementari che si influenzano a vicenda e crescono e si sviluppano tra percorsi comuni» – racconta il creatore di Archist City – «Una scultura è come una micro-architettura, una facciata può diventare come una tela dipinta e un edificio può essere modellato come nelle mani di un abile scultore».
Andy Wharol interpretato da Babina in una delle tavole di Archist City
Un racconto dell’arte contemporanea
Picasso, Warhol, Mirò sono solo alcun dei nomi degli artisti del XX secolo reinterpretati da Babina. «Ho preso piacere immaginando un’architettura ricca di arte, progettata e costruita attraverso l’interpretazione del linguaggio di un artista». Archist City si rivela una sorta di racconto per disegni dell’arte contemporanea. L’architetto emiliano non giustappone semplicemente correnti pittoriche come la pop art, l’espressionismo astratto e il surrealismo, ma sottolinea il tratto personale di artisti come Keith Haring, Mark Rothko e Salvador Dalì: «La definizione e la funzione dell’architettura stanno cambiando costantemente con lo sviluppo dell’arte contemporanea» conclude Babina.
Per dare uno sguardo a tutte e 27 le tavole del progetto Archist City di Federico Babina, potete cliccare qui.